La passiflora, fiore simbolo della Passione

Santino PassifloraNell’arte figurativa come nei nostri santini, le piante, la frutta e i fiori, più che una funzione decorativa hanno una valenza simbolica desunta dal mondo classico e dalla tradizione biblica. I fiori accompagnano l’uomo in ogni evento importante della vita, dalla nascita alla morte.

Simboli di bellezza con i loro molteplici colori, di perfezione per la loro simmetria, di caducità per il loro appassire ma anche di rigenerazione e rinascita, sono utilizzati nell’arte religiosa del Medioevo e del Rinascimento e raggiungono il massimo livello d’espressione in epoca vittoriana.

Nel nostro campionario di ricordi essi impreziosiscono le immagini, ne sottolineano e ne riassumono i principali aspetti sia quando sono riprodotti fedelmente, sia quando trasfigurati e stilizzati, sono ridotti a semplici ideogrammi. A volte si associano alle figure dei santi legandosi alla loro agiografia; annunciano la letizia del Natale, la gioia della Pasqua e, pur silenti, suonano iconograficamente l’inno della creazione universale riuscendo a rendere fecondo perfino il dolore.

Nella letteratura mariana (simbolico-figurativa) i fiori traducono concetti di purezza, innocenza etc.

La passiflora, conosciuta fin dall’antichità come fiore della passione, fu coltivata dagli Aztechi e dagli Incas che ne mangiavano il frutto. Essa sembra rievocare per la sua particolare struttura compositiva, gli strumenti della Passione di Cristo o almeno così dovette sembrare ai primi missionari cristiani che si trovarono ad osservare questo fiore e ne restarono impressionati.

Originaria delle aree sub-tropicali e tropicali delle Americhe, chiamata dagli indigeni granadilla, fu introdotta in Europa dal padresantino comunione agostiniano Emmanuel de Villegas intorno al 1600, il quale rimase affascinato non dalla parte commestibile ma dalla complessità mistica del fiore. Egli un giorno si presentò con uno di questi strani fiori da Giacomo Bosio, eminente studioso e teologo dell’epoca il quale, non credendo ai propri occhi, ravvisò in questa pianta la sintesi visiva del martirio del Redentore e ne descrisse le parti nel “Trattato sulla Crocifissione di Nostro Signore”.

passifloraUna leggenda racconta che la passiflora sia nata ai piedi della croce da una goccia di sangue caduta dalla testa coronata di spine del Cristo morente e si sia “arrampicata” sul legno, fino ad arrivare alle sue labbra per dargli sollievo.

Nel simbolismo ottocentesco essa è considerata parabola vivente della fede. Il cerchio degli stami filamentosi disposti a raggiera (come meglio si può vedere nella foto) rimandava alla corona di spine. I tre stimmi centrali ingrossati apparirono come i chiodi della crocifissione, nei petali si “videro” i dieci apostoli presenti al martirio (tranne Pietro e Giuda), le foglie lanceolate sembrarono le mani dei carnefici e i viticci con i quali la pianta si arrampica ai sostegni altro non erano che le fruste degli aguzzini. I cinque stami si associarono alle cinque ferite – due ai piedi, due alle mani e una al costato – il tubo dello stilo sembrò essere il palo della flagellazione e l’ovario, addirittura, il Santo Graal.

Dio, che voleva la cristianizzazione delle popolazioni indigene, si servì di questo fiore per rendere visibile la Sua storia terrena?

Secondo un’antica teoria dei segni, creando le piante, Egli aveva lasciato in esse delle tracce per spiegare all’uomo a che cosa servissero. La passiflora simbolo della sofferenza (che troviamo riprodotta in varie tipologie di santini) doveva in qualche modo placare il dolore.

passiflora In tempi più recenti si è scoperto che essa contiene un particolare alcaloide, la passiflorina, che ha notevoli proprietà sedative. Pianta mistica? Medicinale? Senza dubbio offre molti spunti di riflessione e al di là di ogni fantasiosa interpretazione, resta un meraviglioso capolavoro della natura.

La passione di Cristo fu “rivendicata” dalla sua Resurrezione ed ecco che, nel santino (immagine sopra a sinistra), possiamo vedere associato e quasi contrapposto alla passiflora, il giglio, segno di rinascita e di vita.

L’uomo vive di simboli: il simbolo è un’icona, l’interfaccia diremmo noi contemporanei, tra il mondo dei sensi, della materia corruttibile, mortale e oscura, e il mondo dello spirito, dell’immortalità e della luce. Esso è la porta che introduce nel senso, nei significati, nella realtà del mondo che è duale ed è materia/spirito. La luce vince le tenebre, lo spirito sacro vince la materia mortale. Nella morte terrena, per il credente, si svela e si disvela l’alba della vera vita. Il bruco muore e nasce la farfalla; il seme muore e nasce la spiga… e l’uomo? Combattuto da mille incertezze ed interiori angosce, a volte non può fare a meno di chiedersi se la morte sia effettivamente la sua tomba o la sua culla.

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4 risposte

  1. Enzo

    Conoscevo la passiflora per le sue proprietà sedative. Ne ignoravo il valore simbolico. Interessante l’articolo di Carmen Stillitano. Minuzioso e prodigo di fascino. Per quanto riguarda il santino (che sembra di origine francese) sarei curioso di sapere se la figura del comunicando è indicativa per l’Eucarestia la passiflora e lo Spirito santo o raffigurazione di un giovane santo.

  2. giuseppe

    Conoscevo altri simbolismi ma non questo della passiflora.nei miei santini vedo spesso le rose e il giglio. Bellissimo ed interessante articolo.

  3. Maria

    Perfetta descrizione. Interessante e pieno di spunti di riflessione. Brava Carmen!

  4. angela rotundo

    Neanche io conoscevo la passiflora come simbolo iconografico, splendida la descrizione e altrettanto belle sono le immagini raffigurate grazie

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