Una grossa collezione non è una grande collezione

Una bellissima immaginetta della Serie GM di Meschini. Gesù Bambino steso sull'asciugamano
Una bellissima immaginetta della Serie GM di Meschini. Gesù Bambino steso sull’asciugamano

Ho più volte messo in evidenza il fatto che si può essere cultori, raccoglitori, semplici interessati alla materia, ma non collezionisti. L’essere collezionista, ovviamente, non significa avere delle caratteristiche positive rispetto agli altri, né avere qualcosa in più. Semplicemente, il collezionista ama organizzare la propria raccolta, secondo criteri ben precisi. Di essi ho già parlato abbondantemente.

C’è un altro aspetto di cui voglio trattare e riguarda quello della quantità di pezzi che ognuno di noi possiede. Da oltre vent’anni, ogni volta che parlo con qualcuno della mia passione, mi sento fare la medesima domanda: quanti ne possiedi?

La curiosità dell’interlocutore è pari al suo conseguente giudizio, che sarà di ammirazione, più o meno grande, a seconda della risposta. In pratica, possedere migliaia di pezzi suscita maggiore apprezzamento. Se poi si possiedono addirittura milioni, allora si viene considerati dei veri e propri fenomeni.

Ma avere una grossa collezione, in termini quantitativi, non equivale altrettanto a possedere una grande collezione, dal punto di vista della qualità.

Si badi, riuscire a raccogliere diverse migliaia di santini, antichi e moderni, non è certo un’impresa difficile. Basta chiedere ad amici e parenti, e nel giro di alcuni anni si può raggiungere un numero ragguardevole. Ma raggiungere questo record a cosa serve?

Ci sono persone che favoleggiano di milioni di pezzi (ma li hanno davvero mai contati?) e viene da chiedersi come li abbiano archiviati. Li conoscono davvero tutti? Li osservano mai, uno per uno, per cercare di capire di cosa si tratta veramente?

Una “grande” collezione è quella costituita da esemplari di qualità. E non mi riferisco soltanto ai blasonati canivets, alle miniature settecentesche o a certe incisioni. Come sappiamo, a volte basta una semplice scritta, un attributo particolare, un soggetto “strano”, una particolare tecnica di stampa o di coloritura, per rendere un pezzo davvero speciale.

Osservate questa bellissima immaginetta realizzata a pochoir da Giovanni Meschini negli anni Trenta del Novecento. Visto che ci troviamo in estate: la Madonna è in una spiaggia (forse di un lago) e gioca con il piccolo Gesù, adagiato sull’asciugamano.

Non limitatevi a sistemare le vostre immaginette nei raccoglitori. Osservatele con attenzione: scoprirete che molte di esse “nascondono” aspetti, che non avreste mai immaginato di trovare in un pezzo di carta.

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8 risposte

  1. BARCAROLI EDMONDO

    Sono un filatelista di lunga data e per entrare nell’argomento “Santini” debbo cominciare col dire di come ho iniziato a raccoglierli.
    Era il 19 dicembre 1981, quando sulla strada che da Tarquinia porta Tuscania (in provincia di Viterbo) ho dato un passaggio in auto ad un frate, al momento che l’ho lasciato davanti alla porta del Monastero, ove era diretto, mi ha ringraziato dicendo “pregherò per la tua salute” e mi ha dato un “Santino” che al momento ho messo nel cassetto della vettura .
    Questa prima immaginetta ha fatto scattare in me la passione per la filiconia, ed oggi ho varie raccolte a tema su vari Santi e sulla Madonna, con i vari titoli.
    Pertanto condivido pienamente il contenuto dell’articolo di Biagio Gamba, asserendo che non è la quantità che rende grande una collezione ma la qualità dell’immaginetta e tutte quelle notizie utili a far comprendere il valore della stessa.

  2. pasqualino

    si e cosi se nontrovi amici e parenti non si riescia fare molti santini e cosi biagio

  3. pasqualino

    si uno trova un amico un parente che ha santini cosi uno fa molti santini
    si e cosi se non trovi amici e parenti non si riescia fare molti santini e cosi biagio
    non riesci fare molti santini io sono arrivato2500 santini con amici parenti e poi amici di facebook

  4. Gianluca Lo Cicero

    E’ sempre stata la differenza tra collezionisti e raccoglitori. I primi interessati alla qualità e i secondi alla quantità. Personalmente sono per i primi. La mia collezione è abbastanza varia anche se incentrata sui canivet manufatti del XVIII secolo e la produzione dei Santini merlettati del XIX secolo. Nei miei anni di contatti con altri collezionisti ho imparato a fare questa distinzione tra collezionista e raccoglitore.

    • Stefania Colafranceschi

      Concordo con Biagio; l’immagine va studiata e svelerà la ricchezza dei messaggi che contiene.
      Questa, del Meschini, raffigura un momento della Fuga in Egitto, narrata dai vangeli apocrifi, secondo cui la S.Famiglia si trova presso un fiume, e inoltre, da una palma prodigiosa trae ristoro, datteri e acqua, come suggerisce la brocca raffigurata di lato.

  5. rotundo angela

    Condivido quanto scritto dal sig.Biagio.A me piace trovare nei miei santi le anomalie e mi piace guardarle quando ad esempio mi trovo un santino doppio ma stampato all’incontrario rispetto a quello che dovrebbe essere l’originale

  6. antonio maisto

    Secondo me pure “raccoglitori” resta un eufemismo: io li definirei “ammassatori”! Con loro non si può parlare altro che di numeri: ” io ho più più 80.000 santini”, “oggi ho preso il settecentonovantacinquesimo sant’antonio, ” io colleziono da 35 anni”…”io scambio più di 200 pezzi per volta”…numeri, numeri e ancora numeri…Mai che si fermino un attimo ad approfondire cosa hanno tra le mani e sotto gli occhi. Che poi non è un caso che molti di questi sono gli stessi che tappezzano social network con snervanti richieste, proprio per appagare questo loro bisogno insaziabile ad avere sempre di più. Per me il primo parametro che dovrebbe soddisfare un buon collezionista è la conoscenza: conoscere gli oggetti della sua passione, e già qui si aprono tanti canali: sul piano editoriale, le tecniche e gli autori delle varie produzioni, ricerche storico- iconografiche sui soggetti rappresentati…Ciò lo porta ad essere molto più critici e selettivi, ed è qui che entra in gioco la qualità di una collezione. Se poi si riesce a raggiungere un numero considerevole di pezzi, beh, come biasimarli…

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