Dopo il Concilio tridentino, la Controriforma favorì la scoperta e la diffusione di tutto ciò che potesse alimentare la propaganda cattolica e la lotta alle eresie. Com’è noto in questo periodo si diffondono le immagini devozionali, attraverso i libri illustrati a stampa, i fogli sciolti, i santini e le immaginette devozionali, oltre a tutta una serie di oggetti che servivano appunto ad alimentare la devozione a santa romana Chiesa e ai suoi santi.
È anche il periodo in cui vengono riscoperte le catacombe di Roma, con i loro innumerevoli santi martiri, alcuni di incerta identificazione e cominciano a diffondersi alcune reliquie molto particolari: le cosiddette paste di martiri.
Si tratta di immagini devozionali di forma ovale o quadrata raffiguranti Gesù, la Madonna o i Santi, realizzati con un materiale molto particolare: un impasto a base di ossa. Di santi martiri, appunto.
La “ricetta” ci viene descritta da Gioacchino Belli in uno dei suoi celebri Sonetti, intotolato le Catacomme (Roma, 27 gennaio 1833)
Mica sò bboni l’ossi sani soli
pe ffà ll’erliquie e ffrabbicà li santi,
ma inzino li tritumi somijjanti
a ffarro e ttarlature de piroli.
Li nostri fratiscelli e ppretazzoli
fanno un riduno de st’ossetti sfranti,
e li pisteno inzieme tutti-cuanti
all’uso d’una sarza de piggnoli.
Sfravolati che ssiino in farinaccio,
se canta un Zarmo, e mmentre che sse canta
se passa la farina pe ssetaccio.
Con oggni dosa poi de scinqu’o ssei
libbre, e mmezza fujjetta d’acqua-santa,
ecco fatta la pasta d’Aggnus-dei.
Il testo è abbastanza comprensibile: le ossa vengono tritate e pestate fino a farne una sorta di farina. Mentre si canta un Salmo, la farina viene passata a setaccio. Quindi si aggiunge acqua santa. In realtà solo l’acqua non era sufficiente, era necessario anche un legante e perciò veniva aggiunta della caseina. L’impasto veniva quindi plasmato fino a ottenere una figura a rilievo, che veniva poi dipinta e in alcuni casi arricchita con altri materiali.
Sull’immagine ottenuta veniva attaccata una sigla: D.P.S.M. ovvero Di Più Santi Martiri. Ciò stava a indicare che l’immagine era stata realizzata con ossa appartenenti a più soggetti.
L’esemplare che state osservando di provenienza italiana, probabilmente toscana, raffigura l’immagine di Santa Cecilia Vergine e Martire, Patrona della musica e dei musicisti (notate le canne dell’organo, uno dei suoi principali attributi). Periodo: metà del XVIII secolo. Misure: cm 7 x 8,5.
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Mario
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