Almanacco per l’anno nuovo: fra previsioni astrologiche e invocazioni a Dio

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La parola “almanacco” è di origine araba: il termine al manahâ significa “computo“. Infatti, quando questi libretti apparvero, erano una sorta di diari astronomici (rectius astrologici) che davano consigli sulla vita e le attività dell’uomo basandosi sull’osservazione degli astri.

In seguito le informazioni contenute divennero sempre più ricche e diverse, fino ad arrivare a essere dei veri e propri libri, come accade nei giorni nostri.

Agli inizi del XVII secolo, in Francia cominciarono a stamparsi anche i primi almanacchi illustrati – che contenevano incisioni dedicate il più delle volte ai reali oppure al mondo astronomico – per poi diffondersi nel resto d’Europa.

Vi starete chiedendo, cosa c’entrino gli almanacchi con l’iconografia popolare, l’agiografia, etc. Intanto, va detto che in epoche passate il confine fra religione e astrologia non era così marcato come lo è oggi, come ho già evidenziato in un altro articolo

Peraltro, com’è noto, gli almanacchi a carattere religioso rappresentano un settore importante nell’ambito di questo genere editoriale.

Per esempio, nel Reale  ed insigne prognostico di Serravalle – discorsi astrologici –  sopra l’anno 1718, pubblicato a Milano per i tipi di Giuseppe Malatesta nell’anno 1717 – è contenuto anche “il Giornale de’ Santi, e Beati Milanesi, dichiaratione delle Feste solite farsi, ed altre Funzioni publiche” (nella foto a sinistra l’immagine dell’Antiporta)

Non solo. L’almanacco contiene anche l’esposizione delle “Santissime 40 Hore, Stationi di tutto l’Anno, tanto per gli Huomini, come per le Donne“.

Che la pubblicazione fosse conforme ai dettami della Chiesa risulta non soltanto dall’imprimatur rilasciato dal Padre Inquisitore, ma dai continui riferimenti a essa, come dimostra l’incipit dell’introduzione: «Se bene secondo il dettame di S. Chiesa principierà l’Anno presente 1718, facendo osservare le regole più sicure dell’astrologia».

L’introduzione si conclude con un esplicito rinvio alla religione. Infatti, «L’Autore si protesta non predire con certezza li futuri contingenti, né tutto ciò che dipende immediatamente da Dio, e dal libero arbirtrio humano & C.».

A ogni predizione astrologica segue la precisa invocazione all’Onnipotente. Per esempio, nel fare le previsioni dell’inverno del 1718, l’astrologo dopo aver previsto sciagure varie, guerre, traditori, chiude: “Si prieghi l’Altissimo, che ci vogli favorire con la sua assistenza, e compartire le sue grazie con la sua santa Benedittione“.

A proposito della Primavera, subito dopo aver predetto che “Succederanno saccheggi, & incendij a cagione di guerre civili… Flotte navali in pericoli frequenti de naufragi. Si ammuttinano Truppe guerriere” precisa: “Il Sommo Dio ci dia il suo aggiuto“.

Così nel fare le previsioni dell’Estate, dice per esempo che “Il Sole, e Marte in quinta casa della Luna predice un combattimento terribile sopra un fiume, che pronostica tinte l’onde sue di sangue Ottomano” e che “Succede un’incendio vicino al Mare con danno de’ Navigli”. Quindi invoca Dio perchéusi la sua Provvidenza verso il Popolo Cristiano“.

Infine l’Oroscopo dell’Autunno si conclude con una grande predizione: “Il zelo d’un Grande tenterà un fatto d’armi di grand’utile alla Cristianità, e farà ogni possibile sollievo per una Provincia afflitta. Dio ci facci aspettatori di quella felicità, che sospirano tutti li Cattolici, e presagiscono la beneficenza delle Stelle“.

Insomma, non si capisce dove finisce l’Astrologia e dove comincia la Religione. Ma questo per noi non è una novità!

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