Stabilire con esattezza quando apparvero le prime immaginette religiose non è un’impresa facile. Si badi: non stiamo parlando della storia dell’immagine sacra in generale, cui spesso alcuni studiosi ricorrono, ma di quelle particolari immagini religiose che rispetto a quella, sotto certi aspetti e fino a un certo punto, rappresentano una sottocategoria.

La maggior parte degli studiosi indica quali “antenate” le più antiche xilografie conosciute, come la Vergine di Bruxelles, datata 1418, o per restare in Italia, la Madonna del Fuoco di Forlì, secondo alcuni realizzata nel 1420. Ma tali riferimenti, se servono a stabilire l’epoca in cui cominciano ad apparire le prime stampe, le prime xilografie, non possono invece essere prese quali esempi per stabilire quali furono le prime “immaginette devozionali”. La menzionata incisione della Madonna del Fuoco è di dimensioni pari a cm. 49 x 40: decisamente troppo grande, come vedremo più avanti, per essere considerata propriamente una “immaginetta”.

Le origini dell’immaginetta religiosa vanno inserite in quel contesto storico, culturale e naturalmente religioso conosciuto come Controriforma. Nell’ultima sessione del Concilio di Trento (3 dicembre 1563), con il Decretum de invocatione, veneratione et reliquiis sanctorum et sacris imaginibus i padri conciliari stabilirono che le immagini di Cristo, della Vergine e dei Santi dovevano essere conservate nelle chiese al fine di onorarle e venerarle, ma soprattutto che il culto non fosse da rivolgere alle immagini in quanto tali, cioè all’oggetto materiale su cui erano rappresentate, bensì al soggetto raffigurato. Ciò significava che le immagini potevano essere stampate e quindi vendute e acquistate, in quanto si vendeva e acquistava l’oggetto e non il soggetto sopra rappresentato. L’idea di utilizzare delle piccole immagini stampate, su carta o pergamena, con le figure dei santi, della Madonna o raffiguranti le storie tratte dal Vangelo venne ai Gesuiti: diffondere attraverso strumenti mediatici efficaci – e le immaginette lo erano, non a caso furono definite “la Bibbia dei poveri” – la fede rinnovata della Chiesa, al fine di contrastare le idee protestanti. Altro scopo era quello di evangelizzare le popolazioni delle missioni nei territori oltreoceano, utilizzando quegli strumenti di grande forza comunicativa, che potevano sostituire le parole pronunciate in una lingua a loro sconosciuta.

Incisione in taglio dolce su pergamena, realizzata dal fiammingo Cornelius Galle agli inizi del XVII sec.
Incisione in taglio dolce su pergamena, realizzata dal fiammingo Cornelius Galle. Anversa, prima metà del XVII sec.

I Gesuiti furono dunque i primi committenti degli stampatori fiamminghi, che a partire dalla seconda metà del XVI secolo iniziarono a produrre piccole incisioni in taglio dolce (bulino e acquaforte). Anversa divenne il centro di produzione per oltre due secoli, fino agli inizi del XIX.

Ma gli editori fiamminghi ebbero il merito, grazie alle generose committenze, di aver fatto diventare l’immaginetta religiosa, inizialmente raro oggetto di devozione, inciso su legno o su rame da alcuni monaci benedettini dei Paesi Bassi, come i frati del Monastero di St. Trond, un vero prodotto editoriale di massa, con centinaia di migliaia, se non di milioni, di esemplari stampati e venduti in tutta Europa. L’enorme produzione di immaginette fu possibile appunto grazie alle nuove tecniche di taglio dolce, in particolare l’incisione a bulino e all’acquaforte, che consentivano tirature più alte. Pochi i soggetti originali realizzati, la maggior parte degli incisori/editori fiamminghi si ispirò a soggetti classici, a volte riproducendoli.

Immaginetta francese di stile sansulpiciano. Siderografia colorata a mano su carta traforata a punzone e con applicazione di lustrini.
Immaginetta francese di stile sansulpiciano. Siderografia colorata a mano su carta traforata a punzone e con applicazione di lustrini. Coll. Lo Cicero

Durante il XIX secolo il dominio del mercato dei santini da parte degli editori fiamminghi doveva lasciare il posto a quello francese e con esso anche la “semplicità” delle immagini. Il nuovo stile, noto come sansulpiciano – dal nome del quartiere parigino dove sorge la bellissima chiesa intitolata a Saint Sulpice, dove si raccolse la gran parte degli editori – accompagnato alle nuove tecniche di produzione si caratterizzò per la ricchezza di temi simbolici, a volte incomprensibili alle masse popolari. Uno stile molto criticato già dai contemporanei, sia negli ambienti strettamente religiosi che in quelli laici, cui si contrappose quello più sobrio e rigoroso dei Nazareni e, a partire dalla fine del secolo, quello di alcune case editrici tedesche, belghe e francesi.

Il predominio degli editori francesi si protrasse fino ai primi decenni del secolo scorso. Negli anni Trenta, da un lato la crisi economica, che indusse gli editori ad abbandonare le tecniche “artistiche” di produzione in favore di quelle fotomeccaniche, dall’altro la sostituzione dell’immaginetta quale mezzo mediatico con strumenti molto più efficaci, come riviste, giornali e le prime radio, cui si aggiungeva una certa crisi dei valori religiosi, diede inizio alla decadenza, che si aggraverà del tutto fino a minacciare la scomparsa stessa del prodotto nella seconda metà del Novecento.

Si spiega così molto probabilmente oggi quell’atteggiamento di indifferenza, unito ai pregiudizi di cui ho già accennato, verso un prodotto artistico di grande valore storico-culturale.

Definizioni
Collezione o raccolta
Soggetti e attributi
Come si legge un’immaginetta
La datazione delle immaginette
La preghiera

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