Preghiera dell’Alpino: modificarla vorrebbe dire falsarla

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Gesù benedice i soldati italiani morti in guerra
Gesù benedice i soldati italiani morti in guerra

È polemica anche sulle preghiere. Sabato scorso, 15 agosto, giorno in cui i cattolici festeggiano l’Assunta, in una cappella del passo San Boldo, fra la Valmareno e la Valbelluna, si celebrava la tradizionale messa degli alpini. A un certo punto, l’ANA  – Associazione Nazionale Alpini – in persona del capogruppo e del presidente della sezione, si rifiutava di far recitare in chiesa il testo della Preghiera dell’Alpino (rinviando a quando sarebbero usciti fuori, a celebrazione conclusa). Motivo di ciò, la proposta del sacerdote celebrante di modificare un verso della preghiera, considerato poco pacifico: «rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana». Il prete aveva chiesto di sostituire la frase con un’altra meno dura e più evangelica.

A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, che sul suo profilo di Facebook ha commentato di essere «sempre più sconcertato da “certi vescovi”», rinfocolando ulteriormente la già accesa polemica sull’immigrazione.

Come ben sanno i miei amici filiconici, in particolare i collezionisti di “santini militari”,  le preghiere dei militari sono una parte importante della storia della devozione popolare. È pur vero che pregare Dio, Gesù, i Santi o la Madonna di proteggere un soldato mentre compie la sua missione – che può essere definita anche “missione di pace” ma prevede l’uso delle armi, e dunque la possibilità concreta di uccidere o essere uccisi – è praticamente assurdo. Tutti conosciamo i passi del Vangelo, in cui Gesù invita alla pace e all’amore: da “amate i vostri nemici” a “perdonate e vi sarà perdonato”; da “pregate per coloro che vi maltrattano” alla famosissima “a chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra“.

Che una preghiera debba contenere parole di amore e di pace è dunque normale, quasi scontato. Non è però il caso di testi come la “Preghiera dell’Alpino”,  la “Preghiera dell’Aviatore”, la “Preghiera del Paracadutista italiano”, la “Preghiera dell’Artigliere”, la “Preghiera del Marinaio” e le varie versioni della  “Preghiera del soldato”, nelle quali non vi è alcuna traccia di frasi che invocano l’amore per il nemico, il perdono e, soprattutto, il porgere l’altra guancia.

Sant'Antonio di Padova - proteggi i nostri soldati
Preghiera del soldato italiano a Sant’Antonio di Padova

Le citate preghiere sono state composte a partire dalla prima metà del secolo scorso – tutte rigorosamente  approvate dalla Chiesa con tanto di imprimatur – e risentono molto dello spirito patriottico, tipico dell’epoca.

Certo, oggi i nostri soldati non combattono più per difendere la Patria – o almeno, non nel senso che si intende in queste preghiere – e i concetti espressi avrebbero effettivamente bisogno di una “revisione”. Sennonché la preghiera, al pari di una poesia, è un componimento letterario e come tale non può essere modificata, senza con ciò snaturarla. Sarebbe come modificare i versi del Marzo 1821 di Alessandro Manzoni laddove recita contro gli stranieri (“O stranieri, strappate le tende/ da una terra che madre non v’è”). Meglio non recitarla che falsarla.

Allora, carissimi Alpini, Aviatori, Paracadutisti e soldati in genere, conservate le vostre preghiere nella forma originale in cui sono state composte, perché appartengono al vostro patrimonio culturale. È altrettanto giusto però che la Chiesa, da parte sua, riveda le proprie posizioni sulle questioni militari, metta in archivio ogni testo che non parli di amore e di pace e sottragga i suoi “uomini” dai compiti di natura militare. Magari cominciando dall’abolizione dell’Ordinario Militare (corrispondente al Generale di Corpo d’Armata) e di tutti gli altri cappellani militari.

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  1. Maria Grazia Reami Ottolini

    Sono perfettamente d’accordo e non avrei saputo dirlo meglio.

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