Vita media di un’immaginetta religiosa

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Collaert
Incisione su carta. Fine XVI sec. Collaert (Anversa, 1560-1618)

Vi siete mai chiesti come sia possibile che, a distanza di tanto tempo, oggi possiamo ancora ammirare immaginette religiose realizzate nei secoli XVI-XIX ? Sembra sorprendente che oggi possano capitarci fra le mani incisioni su carta o su pergamena così fresche da sembrare appena uscite dai torchi.

Lo stupore cresce ulteriormente, se facciamo il paragone con qualche  santino popolare degli anni 60 del Novecento, visibilmente invecchiato o peggio ingiallito.

Com’è possibile che un’incisione fiamminga del Seicento possa conservarsi meglio di un santino del Novecento?

Eppure è così. La spiegazione sta proprio nel tipo di carta impiegata.

Fino alla metà dell’Ottocento circa, gli stampatori usavano la cosiddetta “carta di stracci”, su cui realizzavano stampe e libri. Dalla seconda metà dello stesso secolo, i tipografi impiegarono un tipo diverso di carta, meno resistente, ma comunque di qualità discreta, per cui possiamo ancora godere di immaginette stampate durante quel periodo.

Il problema riguarda i santini di produzione recente, soprattutto quelli realizzati dopo gli anni 40 del Novecento, stampati su carta di cellulosa, ricavata direttamente dal legno. Questi, se non vengono conservati adeguatamente rischiano di sbriciolarsi letteralmente, avendo la carta di cellulosa una vita piuttosto breve: qualcuno parla di 30-40 anni in media, ma ritengo che se ben tenuti possano sfiorare anche i cento.

I collezionisti di santini del Novecento sono pertanto avvertiti: conservate bene i vostri santini, altrimenti non avrete la possibilità di lasciarli ai vostri figli, perché… si consumeranno prima.

EB rv
Santino edito da EB. Anni 60 del Novecento.

Non voglio fare il tragico, ma semplicemente ribadire per l’ennesima volta che spendere molti soldi per santini moderni non è sicuramente un’ottima idea.

Come conservarli? Come ho sempre detto, il sistema ideale è quello di usare raccoglitori di carta ed evitare quelli di plastica, soprattutto se realizzati in acetato. In questo modo sicuramente allungherete la vita dei vostri preziosi santini di qualche decennio.

Santino edito da GN a metà del XX secolo.
Santino edito da GN a metà del XX secolo.

A questo punto però ci si potrebbe chiedere: fra duecento anni i nostri pro-pronipoti riusciranno ancora ad ammirare una delle nostre collezioni seriali? Per esempio una collezione della Serie AR Z?

Credo proprio di no. E il bello è che nessuno di noi sarà lì per verificare se ho ragione.

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2 risposte

  1. iliana

    Io li conservo in raccoglitori di plastica, però nelle tasche ogni santino è avvolto in un foglio di carta pergamena. Può andare bene?

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