Il santo che sapeva volare

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Immaginate di essere nel XVII secolo, in un giorno di festa – il giovedì santo per esempio – e di dover entrare in una chiesa tutta gremita di fedeli. Immaginate di essere voi il celebrante e di dover raggiungere il pulpito, posizionato al centro della navata, per parlare ai fedeli che attendono, ammassati sui banchi (per quelli che sono riusciti a trovare posto a sedere) e stipati in piedi, ognuno in pochi centimetri quadrati.

Che fare? Oggi sicuramente, basterebbe parlare al microfono e chiedere educatamente di fare un po’ di spazio al fine di far passare il sacerdote. Ma intorno alla metà del 1600 gli altoparlanti non erano stati ancora inventati, e i microfoni neppure.

Bisognerebbe saper volare, come Superman. O come San Giuseppe da Copertino, non a caso conosciuto proprio come “il santo volante“.

In una delle agiografie dedicate, si legge che «Hor’ fu veduto in quella Chiesa, nell’andar all’Altare, balzar vestito di Piviale sù l’ultimo gradino del Pulpito, hor’ in Giovedì Santo lanciarsi in aria dal pavimento fin’ presso al Sepolcro di Giesù Christo, hor in giorno di San Francesco portarsi à volo sù l’Altare del Santo, hor nella Festa della Madonna del Carmine sollevarsi Estatico dalla Terra, hor’ recitando nella detta Chiesa le Litanie, all’intonar Sancta Maria, volar sù l’Altare Maggiore di essa» (Domenico Bernino).

Pare che riuscisse a sollevarsi nell’aria ogni qualvolta egli andasse in estasi e ovunque si trovasse: in chiesa come nella sua cella, volteggiando e facendo capriole (proprio così!) sulle teste delle persone o sugli alberi di ulivi in aperta campagna. Secondo quanto riportato dalla tradizione fu visto volare per più di settanta volte.

Fra i testimoni vi furono anche personaggi illustri, fra cui lo stesso Pontefice, all’epoca Papa Urbano VIII che ne rimase ovviamente molto impressionato.

Questa miracolosa attitudine, tuttavia, gli provocò non pochi problemi. Fu accusato presso il Tribunale della Santa Inquisizione di Napoli per “millantata santità”. I suoi accusatori non negavano che volasse, piuttosto che questa prodigiosa capacità gli derivasse direttamente dal Demonio e non dal suo presunto stato di santiìtà.

La notte prima del processo gli apparve Sant’Antonio da Padova, infondendogli coraggio. Davanti ai giudici dell’Inquisizione Giuseppe non ebbe problemi a dimostrare la propria innocenza, mostrando loro il medesimo miracolo, sollevandosi da terra e rimanendo sospeso in aria.

Nelle rappresentazioni iconografiche che lo riguardano, lo troviamo raffigurato sospeso in aria, con o senza la croce in mano.

Un’ultima curiosità. Si racconta che il santo fosse solito parlare con gli animali, proprio come San Francesco, al cui ordine peraltro apparteneva. Inoltre, gli piaceva molto scherzare, attribuendo a ognuno dei suoi amici i caratteri di un animale. Egli stesso si definiva “Frate Asino“, anche per il fatto che fosse molto ignorante.

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