Il frutto proibito

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– È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?
– Rispose la donna al serpente: Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete.
– Ma il serpente disse alla donna: Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male.
Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare , gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. (Genesi 3,4-6)

– Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: Dove sei?
– Rispose: Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto.
– Riprese: Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?
– Rispose l’uomo: La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato.(Genesi (3, 9-12)

Sono questi  due passi del libro Genesi fra i più celebri dell’intero Vecchio Testamento. Narrano della disobbedienza di Adamo ed Eva verso Dio che causò la condanna al peccato originale.

Non farò alcuna esegesi, non è compito mio. Ho voluto riportare il racconto biblico per far notare – qualora ce ne fosse bisogno – che in essi non vi è alcun riferimento al tipo di albero, né al frutto specifico.

Eppure, se provassimo a chiedere a qualcuno di quale frutto si tratta, molto probabilmente la risposta sarebbe: la mela.

Ma se la mela (o il pomo) non è citata nel racconto, allora da dove viene tale convinzione? Dalla tradizione popolare, nella quale convergono non soltanto i racconti orali, ma anche i testi agiografici e soprattutto l’iconografia religiosa popolare.

Insomma, gli artisti nel raffigurare l’episodio hanno tradotto in immagine la credenza popolare, secondo la quale il frutto proibito del giardino dell’Eden consistesse in una mela e che l’albero fosse pertanto un melo.

Perché poi proprio la mela  e non un altro frutto, non è facile da comprendere. Una spiegazione consiste nel fatto che nel rappresentare allegoricamente l’albero della conoscenza, si sia fatto ricorso al “melo” che in latino è tradotto con “malum”. Ebbene, nella lingua dei nostri avi, malum aveva il duplice significato di male (il contrario del bene) e, appunto, di melo (l’albero del frutto).

Nelle due incisioni qui riportate – la prima realizzata dal fiammingo Philip Galle per il  Christeliicken Waerseggher (1603) e la seconda realizzata da Josef Koppe (1850) – è riproposta la classica raffigurazione che racconta del serpente che convince Eva a mangiare del frutto proibito e farne mangiare al marito Adamo. Ma di esempi analoghi ne è strapiena la storia dell’arte.

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  1. angela

    A quei tempi non c’erano molte varietà di alberi da frutto ma il pomo che a differenza del melo è più piccolo come frutto era molto conosciuto da qui penso il diffondersi di questa credenza popolare

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